Lavorando in contesti organizzativi in cui esiste una forte pressione per raggiungere risultati da realizzare sia in termini tecnici, relazionali e organizzativi, spesso anche al di là dei limiti normali, si perde, quasi senza accorgersi, il rispetto per se stessi, dei propri valori, bisogni, desideri di autorealizzazione, arrivando persino a perdere il senso dell’appartenenza, della collaborazione, della voglia di vivere.
Per prevenire o gestire stress e burnout è quindi indispensabile ricollegarsi a due indicatori che sono: il proprio “Essere” e il “Tempo Presente”, due fattori che concorrono a riportare la focalizzazione a se stessi attraverso l’attenzione e l’osservazione ai propri pensieri che generano la nostra realtà; ai messaggi del corpo, al disagio emotivo, allenando un’alfabetizzazione emozionale per favorire una nuova autenticità, onestà, responsabilità e tornare a dare un significato esistenziale alla prassi quotidiana.
Così facendo l’operatore sanitario può essere in grado di rinnovare i suoi tre fronti: “… il sapere (cos’è la salute, cos’è la malattia, da cosa sono determinate), il saper fare (in che modo si può intervenire per garantire la salute e per far fronte alla malattia), il saper essere (si può essere “protagonisti” oltre che “tecnici” della salute), per saper vivere, per se stessi, in relazione con gli altri…” (dal libro: Tutta un’altra vita in sanità. Il ben-Essere degli operatori sanitari. Ercoli/Cortese)